Giordano Bruno

Giordano Bruno fu cantore della natura, oltre che della rivoluzione astronomica avviata da Copernico. Bruno è l'artefice della concezione dell'infinito, arriva ad affermare che l'universo è uno spazio infinito, costituito da infiniti mondi. 
Tale concezione si fonda sull'ipotesi che l'universo abbia una causa e un principio primo infinito, la mente al di sopra di tutto, ovvero Dio.



Dio è anche la mente insita in tutte le cose, il principio razionale immanente nel mondo. è l'anima del cosmo che contiene tutte le idee e che plasma la materia specificandola negli infiniti essere che la compongono.

Forma e materia risultano non sostante separate, ma aspetti dell'unica sostanza universale e infinita rappresentata dalla natura divina. 

Nel panteismo Dio coincide con la natura nella sua totalità e creatività senza limite. L'universo è un unico grande essere animato di cui gli enti non sono che singole manifestazioni.

Secondo Bruno la ragione non può cogliere Dio quale principio trascendente e ineffabile che in quanto tale rimane prerogativa della fede, essa può conoscerlo quale principio immanente del cosmo.
L'uomo può impadronirsi delle sue leggi e conquistarne i segreti. 


Per Aristotele infatti credeva in un universo geocentrico, limitato dal cielo delle stelle fisse, lo spazio infinito era inconcepibile. Per Bruno, al contrario, lo spazio non solo è infinito, ma contiene infiniti mondi.
In tale universo aperto tutto è centro e periferia al tempo stesso e ogni stella può essere un sole al centro di altri universi. 

Una conseguenza di questa concezione dell'universo è che la terra e l'uomo sembrano non occupare più quel posto privilegiato, nella visione di Bruno altri mondi abitate e altre civiltà sono legittimamente ipotizzati e non esistono un alto o un basso. 

Per lui la caduta dei confini del cosmo rappresenta al contrario una valorizzazione di tutti gli enti che in esso sono contenuti, l'ipotesi dell'infinità dell'universo esalta la ragione umana, in grado di innalzarsi fino a essa e di riconoscere l'illimitata potenza divina. 


Nell pagine di "lo spaccio della bestia trionfante" Bruno esalta l'uomo che dagli dei ha ricevuto in dono la capacità di contemplare e trasformare il mondo.

Ciò che differenzia l'uomo dagli animali è il possesso dell'intelletto e delle mani, ovvero uno strumento con cui può manipolare e assoggettare la materia, piegandola ai propri scopi e progetti.
La capacità pratica e intellettiva non sono in contraddizione l'una con l'altra, ma risultano entrambe fondamentali per la comprensione e la trasformazione delle cose in vista del progresso tecnico e scientifico. 
Con Bruno la dignità dell'uomo non è affidata solo alla forza dell'intelligenza, ma anche al lavoro manuale che costituisce la causa grazie alla quale l'uomo si è allontanato dalla condizione bestiale per avvicinarsi a quella divina.


Nell'opera "degli eroici furori", Bruno immagina che l'uomo si innalzi all'amore totale della natura, identificandosi con essa in un abbraccio profondo.

Analogamente, l'uomo che si lascia prendere dall'eroico furore, cioè dall'ardente desiderio della conoscenza, e si sottrae ai desideri bassi e volgari dedicandosi alla ricerca del suo oggetto infinito alla fine diviene egli stesso oggetto, ovvero la natura.
L'essere umano giunge a identificarsi con il processo cosmico avvertendo dentro di se lo stimolo e l'impulso che lo spingono a proseguirne l'opera creatrice.
Bruno celebra la natura come il vertice della conoscenza e dell'amore umano, ma anche come impulso vitale. 

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