Hobbes
-sensazione, movimento sollecitato dagli oggetti sensibili negli organi di senso che reagiscono formando un'immagine;
Sia oggetti che sensazioni sono movimenti, come il pensiero, in quanto sono stati prodotti dalla trasformazione delle immagini in idee, per mezzo dei sensi: il movimento spiega cosa sono i fenomeni naturali.
- Il desiderio naturale dell’uomo lo porta a voler godere da solo di quei beni che invece dovrebbero essere comuni. Quindi l'uomo è egoista.
- In ogni uomo c’è lo spirito di autoconservazione, di conseguenza cerca di evitare a tutti i costi la morte violenta.
E' per Hobbes l’egoismo, non la socievolezza, a caratterizzare l’operato dell'individuo, poiché l’agire umano si basa sull’istinto di conservazione, e l’etica è la ricerca di ciò che è utile per sé.
Gli uomini sono spinti a uscire dallo stato di natura per passare a quello civile, cioè a uno stato di pace: l'esigenza della pace è dunque dettato della ragione.
L'unico limite della sovranità è il diritto del singolo all'autoconservazione. Il singolo può disobbedire al sovrano solo se questi gli comanda di compiere atti contrari a tale suo diritto, se gli comanda, poniamo, di uccidersi o di ferirsi.
Ma in questo caso è il sovrano che viene meno alla sua ragion d'essere, e cessa di essere sovrano. Allora lo stato civile cessa e si ricade nella libertà naturale.
Lo stato è simile a un Leviatano, un mostro biblico ma il fondamento del suo potere è naturale, non di origine divina.
Hobbes chiamò così lo Stato politico, a significare il carattere di un dio mortale che domina i comportamenti umani e decide per loro. Lo Stato politico è frutto del contratto sociale, con cui gli individui superano la continua guerra tra loro per avere pace e sicurezza: questo però presuppone che tutti rispettino le leggi.
Perciò lo Stato deve dominare gli individui e non consentire comportamenti arbitrari. Il suo potere è totale, assoluto e irrevocabile e le leggi derivano la loro legittimità dalla volontà dello Stato. Ma questa concezione è diversa da quella dell’epoca, che difendeva l’assolutismo sovrano per diritto divino. Quindi per Hobbes il potere non è derivato dal sacro, ma è frutto di una libera rinuncia delle persone ai propri diritti naturali, eccetto il diritto all’esistenza, fatta sulla base di un calcolo razionale di convenienza. L’individuo per Hobbes non smette di reclamare il proprio diritto naturale a tutto ciò che desidera, cioè il proprio interesse, ma lo persegue accettando di disciplinare le proprie passioni e di limitarle in modo che siano compatibili con gli interessi degli altri.
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