Locke


John Locke sviluppa la sua teoria politica a partire dalle riflessioni di Hobbes, per poi però giungere a conclusioni diametralmente opposte.
Come Hobbes, anche Locke si chiede: 1) quali sarebbero i rapporti fra gli uomini in uno stato di natura, ovvero in uno stato senza leggi 2)di quali diritti godrebbe l’uomo in una simile situazione.

Per  Hobbes nello stato di natura tutti hanno diritto a tutto: la conseguenza è il pericolo di un conflitto costante. Secondo Locke invece gli individui hanno diritto solo alle cose di loro proprietà: la vita, i pensieri, il corpo e i beni posseduti. È la ragione stessa, come legge naturale, a imporre all’uomo di non appropriarsi dei beni che non gli appartengono. Il problema è che non esistono strumenti per difendere la proprietà privata se non esiste uno Stato che scrive le leggi e garantisca che vengano rispettate. In assenza di questa autorità superiore, gli uomini rischiano di entrare in conflitto fra di loro.
Per rimediare a questa possibilità, e solo per questo motivo – dice Locke-, gli uomini escono dalla natura e, attraverso un accordo creano lo Stato civile.
Da questo punto di vista Locke concorda dunque con Hobbes, ma con esiti molto diversi.
Per Hobbes gli uomini nello Stato civile rinunciano a tutti i loro diritti e si sottomettono a una
autorità assoluta che è superiore alla stessa legge.
Per Locke, invece, lo Stato nasce proprio per garantire quei diritti di cui l’uomo gode nello stato di natura. E lo Stato deve avere delle caratteristiche che assicurino il rispetto di questi diritti individuali.
Invece dello Stato assoluto pensato da Hobbes, Locke teorizza uno Stato in cui il potere dello Stato è limitato, non è mai superiore alla legge. Il potere, in questo Stato, è diviso fra più organismi. In particolare Locke distingue fra potere legislativo – ovvero il potere di scrivere le leggi – e potere esecutivo – ovvero il potere di far eseguire le leggi. Locke parla anche di potere federativo, ovvero il potere di sottoscrivere alleanze internazionali o muovere guerra ad altri stati, ma afferma che il potere federativo deve essere gestito dal potere esecutivo
L’altro aspetto fondamentale che divide Locke da Hobbes è che per Hobbes nel momento in cui si stipula il patto ci si sottomette totalmente al sovrano e non vi è possibilità di tornare indietro. Per Locke, invece, lo Stato civile nasce con l’unico scopo di assicurare i diritti individuali. Dunque se lo Stato dovesse diventare opprimente e reprimere questi diritti, gli uomini hanno il diritto di ribellarsi.

Dopo questa breve panoramica su come si sviluppa il pensiero politico di Locke, andiamo a evidenziare alcuni aspetti salienti a partire da alcuni concetti chiave.

  1. Contrattualismo = Come per Hobbes, lo Stato civile non rappresenta la condizione naturale dell’uomo, ma nasce in seguito a un patto stretto fra gli individui. Gli uomini dunque entrano nello Stato e si sottomettono alle sue leggi per convenienza, per vedersi garantiti i propri diritti
  2. Giusnaturalismo = Anche qui vi è un legame con Hobbes, ma con esiti diversi. Giusnaturalismo, lo ricordiamo, significa che la legge civile nasce per garantire la legge di natura. Per entrambi i filosofi la legge di natura risiede nella ragione umana, ma con conclusioni diverse: per Hobbes la ragione guida gli uomini a rinunciare ai loro diritti su tutto pur di avere salva la vita, e quindi a sottomettersi a un potere assoluto; per Locke, invece, la ragione spinge gli uomini a non appropriarsi delle cose altrui. La legge dello stato civile, dunque, serve per dare una effettiva esecuzione a questa legge di natura
  3. Stato liberale = Mentre Hobbes teorizza lo Stato assoluto, al di sopra delle leggi, Locke getta il primo fondamento teorico di quello che sarà poi definito stato liberale, ovvero uno stato in cui: 1) esiste la divisione dei poteri 2) nessuno organo di potere si trova al di sopra delle leggi 3) esiste un Parlamento che prende le decisioni in base alla volontà della maggioranza 4) la legittimità dello Stato si fonda sul consenso dei sudditi 5) è garantita la libertà di coscienza 6) Stato e Chiesa sono separati 7) è garantita l’uguaglianza di fronte alla legge
  4. Diritti individuali = A Locke si deve la prima teorizzazione del concetto di diritti individuali naturali. Secondo Locke, infatti, tutti gli uomini sono per natura uguali e godono di una serie di diritti. Nel corso del tempo questa concezione dei diritti naturali si estenderà notevolmente. Nel pensiero di Locke vi è un primo nucleo definibile come diritti civili, ovvero quei diritti che hanno a che fare con la libertà individuale, come l’inviolabilità del corpo, della coscienza e dei propri beni. Su quest’ultimo aspetto, in particolare, Locke precisa che la proprietà privata costituisce un diritto naturale in quanto è il frutto del proprio lavoro.





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