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Locke

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John Locke sviluppa la sua teoria politica a partire dalle riflessioni di Hobbes, per poi però giungere a conclusioni diametralmente opposte. Come Hobbes, anche Locke si chiede: 1) quali sarebbero i rapporti fra gli uomini in uno stato di natura, ovvero in uno stato senza leggi 2)di quali diritti godrebbe l’uomo in una simile situazione. Per  Hobbes nello stato di natura tutti hanno diritto a tutto: la conseguenza è il pericolo di un conflitto costante. Secondo Locke invece gli individui hanno diritto solo alle cose di loro proprietà: la vita, i pensieri, il corpo e i beni posseduti. È la ragione stessa, come legge naturale, a imporre all’uomo di non appropriarsi dei beni che non gli appartengono. Il problema è che non esistono strumenti per difendere la proprietà privata se non esiste uno Stato che scrive le leggi e garantisca che vengano rispettate. In assenza di questa autorità superiore, gli uomini rischiano di entrare in conflitto fra di loro. Per rimediare a questa possibilità, e

Kant: La critica del giudizio

Kant fa una distinzione tra giudizi determinanti e giudizi riflettenti: -i  giudizi determinanti  sono quelli che l’uomo esprime a proposito della realtà fenomenica attraverso le sue forme a priori e che costituiscono giudizi che esprimono una conoscenza di tipo scientifico. -i  giudizi riflettenti  invece sono quelli che nascono dalla riflessione dell’uomo di fronte alla natura e di fronte al tentativo di comprenderne la finalità.  I giudizi riflettenti Kant individua due tipi fondamentali di giudizi riflettenti: -il   giudizio estetico   che nasce dall’intuizione -il   giudizio teleologico   che nasce dalla comprensione La differenza fra i due giudizi sta nella immediatezza: il giudizio estetico arriva in maniera intuitiva, senza ragionamento, ed è di natura soggettiva; il giudizio teleologico nasce invece dalla concettualizzazione ed è di natura oggettiva. Nonostante i giudizi estetici appaiono soggettivi, ovvero legati ad un sentimento espresso dal singolo, e i giudizi teleologici

Kant: la critica della ragion pratica

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Nella  Critica della ragion pura  Kant ha dimostrato l’impossibilità razionale di fondare in maniera scientifica l’esistenza di Dio. Questo significa che la legge morale non può più derivare da un essere supremo, superiore all’uomo. L’unico fondamento della legge morale  sta nell’uomo stesso. La conseguenza di questa impostazione è che è la ragione umana, in quanto carattere universale degli uomini, a dettare la legge morale. Kant afferma che il comportamento morale è per l’uomo un dovere. Se infatti la ragione rappresenta l’essenza dell’uomo, e la ragione fonda la morale, allora è razionale comportarsi in maniera morale. Se è razionale vuol dire che è necessario, perché, l’uomo agirebbe contro la sua natura che è una natura fondata sulla ragione. La morale di Kant è una morale del dovere: è la ragione a dire all’uomo “tu devi”. Dunque il dovere è un comando che la ragione imprime in maniera inesorabile all’uomo. In questo senso il dovere è definito come  imperativo categorico,  ovvero

Kant: La critica della ragion pura

La   Critica della ragion pura  ha come oggetto di studio la validità della conoscenza, ovvero della fondamenta del sapere. Il termine  critica  significa  analisi;  Della ragione  vuol dire che questa analisi deve essere prodotta dalla ragione; Il termine  pura  si riferisce ai campi del sapere definiti “puri”, ovvero senza finalità pratica nell’agire umano. Questi campi sono la matematica, la fisica e la metafisica. L’obiettivo di Kant: determinare la capacità della ragione umana di esprimere una conoscenza valida per quanto riguarda la matematica, la fisica e la metafisica. La ragione, sostiene infatti Kant, è il fondamento unico della conoscenza. Ma l’estensione della ragione non è illimitata, come afferma ad esempio Cartesio. Essa è pienamente sovrana, ovvero in grado di fondare la conoscenza, ma solo dentro certi limiti. I giudizi sintetici a priori Due sono i filoni principali che si interrogano sulla validità della conoscenza e con cui si confronta all’epoca di Kant: – il razio

Hobbes

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La prospettiva materialistica La filosofia di Hobbes doveva avere basi solide come la scienza. Secondo Hobbes la conoscenza si fondava sull’esperienza: gli unici oggetti conoscibili sono quelli generabili, vale a dire i corpi. E si sviluppa attraverso tre livelli: - sensazione , movimento sollecitato dagli oggetti sensibili negli organi di senso che reagiscono formando un'immagine; - immaginazione , collega le immagini sensibili trattenute dalla memoria; - intelletto , collega i nomi attribuiti convenzionalmente dal linguaggio alle immagini delle cose. Sia oggetti che sensazioni sono movimenti, come il pensiero, in quanto sono stati prodotti dalla trasformazione delle immagini in idee, per mezzo dei sensi: il movimento spiega cosa sono i fenomeni naturali.  La teoria dell'assolutismo politico La filosofia politica di Hobbes si fonda su due postulati: Il desiderio naturale dell’uomo lo porta a voler godere da solo di quei beni che invece dovrebbero essere comuni. Quindi l'uo

Cartesio

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Cartesio è famoso per il suo approccio al dubbio metodico. Ha iniziato il suo percorso filosofico mettendo in dubbio tutto ciò che poteva essere messo in dubbio, comprese le percezioni sensoriali, le credenze acquisite e persino l'esistenza del mondo esterno. Il suo obiettivo era scoprire una base certa e indubitabile per la conoscenza. Il dubbio iperbolico consiste nell'essere scettici riguardo a tutte le affermazioni e le credenze, anche quelle che sembrano ovvie e certe, al fine di eliminare qualsiasi possibilità di errore. L'obiettivo di Cartesio era trovare una base solida e indubitabile su cui costruire il suo sistema filosofico. Durante il suo processo di dubbio metodico, Cartesio è giunto alla famosa affermazione "Cogito, ergo sum," che significa "Penso, quindi sono." Cartesio ha sostenuto che, mentre poteva dubitare di tutto, non poteva dubitare del fatto che stava dubitando, il che dimostrava la sua esistenza come pensante. S ignifica che anche

Francesco Bacone

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Bacone occupa un posto in primo piano come interprete e cantore del valore e delle possibilità della scienza moderna. Una scienza non più considerata nella sua veste puramente teorica, ma proiettata nella dimensione pratica, come sapere utile, anche in virtù della stretta connessione con la tecnica. Dio creando l'uomo gli diede supremazia su tutte le creature, Bacone sostiene che è lo scopo della scienza. La più grande ambizione che l'uomo possa nutrire, grazie alla tecnica e alla scienza, il suo dominio sulla natura. E dominare la natura significa obbedire alle sue leggi, ossia conoscerla e rispettarne l'intima essenza.  Bacone è convinto che il progresso della conoscenza debba rappresentare il parto maturo della moderna civiltà. Le invenzioni, le arti meccaniche, le scoperte geografiche hanno mutato le condizioni di vita sulla terra, che comporta una trasformazione dei quadri concettuali e della filosofia. Tali conquiste sono avvenute grazie ad una rivoluzione nel mondo d